(SMS Massimiliano): Allora siete pronti? Vi aspetto a Porto Cesareo nel parcheggio grande…
E’ una splendida giornata, Massimiliano è stato di parola. Avevamo organizzato un giro in barca a vela e alle 10 di questa mattina, arriva l’invito ufficiale. Le condizioni meteo sono ideali per uscire in mare. Passeranno a prendermi due amiche, Sara e Federica.
«Finalmente siete arrivati. Adesso prendiamo un buon caffè e poi andiamo»
Massimiliano, forte del suo ruolo di capitano, impartisce compiti e comportamenti da tenere a bordo. Le parti dell’ imbarcazione, i nomi degli oggetti, i termini della navigazione (lasca e cazza, i miei preferiti. Se fosse per me lascherei e cazzerei tutto il giorno). Poi dice una cosa che per contenuto e modalità, mi procurano un apparente stato di riconoscenza misto ad ansia.
«Se succede qualcosa, il secondo a prendere decisioni sarà: Alessandro»
Federica, con la sua discreta borsa fiorata, Sara con il suo telo mare, ovviamente, calzando comodi sandali con tacco, giusto per far piacere al comandante. Io mi occuperò della deriva e del fiocco (certi cazzi), Massimiliano di tutto il resto.
Soffia l’ostro da sud, siamo pronti, l’avventura sta per cominciare. Cazza la randa, lasca il fiocco si prende il largo. Federica, capisce subito che il suo ruolo sarà quello di attirare i raggi del sole, Sara invece, parlerà di argomenti diversi, per buona parte del giorno.
Ho un fortissimo mal di testa, dovuto al mio irresponsabile allenamento tenuto la mattina. Sono fortemente disidratato, il sole e il vento proseguono velocemente il processo di disidratazione.
Partiti da Porto Cesareo, destinazione Torre Castiglione. All’ altezza di Torre Chianca, Sara decide di raccontare una disavventura, avvenuta in mare, quando era piccola. Come nelle migliori tradizioni marinare: cosa sta per accaderci?
Il vento, decide di togliere la parola a Sara e le onde di togliere la pace a tutti, tranne a Federica. Ho brividi di freddo. Nello stomaco parte una playlist musicale, di italico divertentismo, stile carrà-parisi-cuccarini: voglio vomitare. Trattengo con orgoglio il cocktail di succhi gastrici. Siamo in navigazione da ore, ci siamo spinti oltre la nostra destinazione. Troppo oltre, vedo l’ILVA di Taranto, mi invitano a sedere: è l’insolazione.
«Ale! Sei pronto? Dobbiamo virare. Lasca a destra e cazza a sinistra»
(mmmh si! Quanto mi piace.)
Virare, cambiare direzione, passare da una sponda all’altra, tirare corde, funi: io sono un vero esperto. Ritorniamo a viaggiare verso sud ma il vento ci spinge verso la costa, verso gli scogli. Si vira ancora. Vediamo un lido e con ostinata convinzione ci puntiamo sopra. Abbiamo clamorosamente sbagliato. La borsa fiorata di Federica e il sandalo di Sara, bloccano la deriva. Parte la prima affermazione misoginia di Massimiliano contro la presenza di donne in barca. Le ragazze, giacché la situazione è tranquilla, decidono, giusto per rinfrescarsi, di fare anche il bagno. Lancio l’ àncora da scoglio (noi siamo sulla sabbia, praticamente la più famosa spiaggia salentina, per dire). Massimiliano si lancia in acqua per tentare di tenere la barca. Federica non riesce a risalire mentre io, per autolesionismo, rimango in barca. Incasserò tra osso occipitale, temporale e parietale circa una trentina di bomate (quindi ricapitolando: disidratazione, insolazione, diversi traumi cranici, nausea e vomito. Soffro silenziosamente)
Si riparte, questa volta per il lido giusto. Una boa è l’unica possibilità di ormeggiare. La spiaggia è distante e le onde sono veramente alte. Massimiliano si tuffa per legare la barca, risale a bordo, ma la corda non regge e la barca si disancora. Il pozzetto comincia a tingersi di rosso, il comandante si è ferito e sanguina vistosamente. La mattanza dei marinai si sta per concludere, ci guardiamo e coscientemente annunciamo il rientro al porto. Prendiamo il largo verso nord per poi virare. Anche Sara sta preparandosi a riaprire bocca. Respiriamo, ci guarda, incava il collo, alza le spalle, inarca le sopracciglia, tende le labbra, schiarisce la voce e si prepara ad emettere la sua dolcissima esse sibilante. Cosa cazzo sta per dirci Sara?
«Forse, una vela si è strappata»
Massimiliano, si scorge oltre la randa che copre la visuale. Parte una sequela di virilissime imprecazioni a sfondo religioso, senza tralasciare i santi minori mai esposti all’altare maggiore. Sara abbassa lo sguardo, mentre il mio, incontra quello palluto e posseduto di Massimiliano.
«Ti ordino di ritirare ciò che resta del fiocco.»
Federica, invasata da un benevolo spirito guida, si alza e si dirige verso la prua, orfana del fiocco. A gambe aperte assume, è il caso di dire, incarnandola la posizione della polena. Alcuni minuti dopo, il vento smette di soffiare e il mare si calma.
L’ostro perde fiato e lenti, entriamo nel porto. Senza motore, l'avevano rubato due notti prima. Esattamente quando Sara e Federica avevano chiamato per organizzare e concordare la giornata. Ostinata casualità.
Massimiliano ride, ride sempre, ride per gli altri, ride per farti un bellissimo dono. Ride è annuncia la sua sorpresa: taralli e vino. L’ imbarcazione è al sicuro. Il sole sta tramontando insieme alla paura. L’isola dei conigli è l’apostrofo che tronca il mare e protegge il porto. Beviamo l’intera bottiglia di rosato. Le ragazze scendono a terra, noi rimaniamo per le ultime operazioni e per le confidenze. (Se giunti fin qui nella lettura vi aspettate il contenuto delle confidenze, rimarrete delusi. Magari, scrivo una nuova storia.)
Massimiliano ordina e raccoglie cime, mi guarda e sorride.
«Sei in gamba Ale. Mi son trovato bene a veleggiare con te. Sei stato male ma hai resistito.»
«Grazie a te, Massimiliano»
«No! Dico veramente. Molti rompono i coglioni quando si sentono male. Tu invece hai continuato a darti da fare e sei stato di grande aiuto per me»
«Grazie a te, Massimiliano»
«No! Dico veramente. Molti rompono i coglioni quando si sentono male. Tu invece hai continuato a darti da fare e sei stato di grande aiuto per me»
Vorrei arrossire ma anche il linguaggio naturale, è ormai vincolante. Il senso di nausea che ha veleggiato con me tutto il giorno, è sceso ai piani inferiori. Impegni intestinali, rendo difficile esprimere gioia e approvazione anche solo con la tensione dei muscoli facciali. Massimiliano mi porge la mano, io contraggo le chiappe e zippo lo sfintere.
«Ale, ti voglio come secondo skipper. Ti chiamo qualche altra domenica!?»
«Massimiliano!? Chiamami, quando avranno asfaltato il mare.»

ahahah bellissima ale! non parlerò mai più di disavventure in barca ...prima non lo sapevo :D
RispondiEliminail 2 settembre 2012 giornata da ricordare ;)
che giornata..
RispondiEliminae chi se lo dimentica..
l'avevi buttata lì come fosse un fumetto, una battuta: Scriverò una storia su questa giornata!
ed in quell'odissea.. giù a ridere..
ed invece eccola, di parola
bellissima.. grande Ale!
il cocktail di succhi gastrici.. ahahahhaahaa.. mannaggia a te.
Buon vento,
per le prossime storie
massi
ps. ho ancora la cicatrice